Agrumi: uno “tsunami” di arance in arrivo dalla Turchia, gli agricoltori italiani chiedono tutele
|Migliaia di tonnellate di agrumi pronte a invadere l’Europa e l’Italia. Infatti i quantitativi di prodotti turchi destinati alla Russia, dove resiste l’embargo, finiranno gioco forza con l’arrivare sui banconi dei nostri mercati. La Cia avverte: “Una dinamica che, se non arginata, porterà una marea di arance, mandarini e clementine italiane al macero”.
La Turchia vendeva alla Russia agrumi per un valore di oltre 265 milioni di euro. Si tratta di una quantità enorme di prodotto che, stante l’embargo, verrà dirottato nel mercato europeo e, a cascata, buona parte di questo finirà con l’inondare il nostro mercato interno, già fortemente minato da una grave crisi dei prezzi all’origine. Una situazione allarmante che, avverte la Cia-Agricoltori Italiani, andrebbe a gravare su una bilancia commerciale del comparto già “in profondo rosso”.
Questa dinamica generata dalla vicenda Turchia/Russia (embargo) porterebbe lo sbilancio a superare i 250 milioni di euro. Infatti -fa notare la Cia- nei primi dieci mesi del 2015 l’Italia ha esportato circa 136 milioni di agrumi, acquistando dall’estero prodotto per poco meno di 328 milioni di euro, per un saldo negativo di 192 milioni di euro. Tutto ciò si tradurrà -continua la Cia- in migliaia di tonnellate di prodotto, una sorta di tsunami di arance e mandarini turchi che, a prezzi risibili, falseranno le contrattazioni commerciali, mettendo i produttori italiani in una posizione di grande debolezza, sia sul mercato interno che per l’export.
L’appello della Cia è vibrante e rivolto alle Istituzioni affinché adottino tutte le misure, anche diplomatiche, necessarie per governare questa situazione incandescente. Sulla crisi agrumicola la Cia-Agricoltori Italiani chiederà un incontro urgente al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali per valutare anche la possibilità di esercitare le misure di salvaguardia commerciale messe a disposizione dall’Unione Europea, al fine di evitare che gli agrumi dei produttori italiani finiscano al macero e migliaia di aziende, tutte concentrate nel meridione del nostro Paese, vadano in default.