Commercio: su il carrello alimentare (+3,7%), trasferire la crescita anche alle imprese agricole
|La Cia commenta i dati diffusi dall’Istat: su base annua aumenta il valore sia nella grande distribuzione, guidata dalla costante ascesa dei discount (+4,6%), sia nei piccoli negozi (+2,8%), che segnano un rialzo che non ha precedenti negli ultimi 2 anni. Il presidente Scanavino: “Ora trasferire questi segnali positivi nelle fasi a monte della filiera, dove gli agricoltori lottano con prezzi sui campi crollati in media del 14%”.
Complice anche l’effetto Pasqua, a marzo le vendite al dettaglio crescono rispetto a un anno fa, spinte proprio dai prodotti alimentari, il cui valore aumenta a un ritmo quasi triplo (+3,7% tendenziale) se confrontato con gli altri prodotti del carrello della spesa (+1,3%). Mentre su base mensile cibo e bevande frenano dell’1,2%, la positiva dinamica annuale trova conferma anche nei dati sul primo trimestre 2016, con gli acquisti alimentari aumentati del 2,2% in valore (+0,8% la crescita degli altri prodotti). È quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio studi della Cia-Agricoltori Italiani sui dati diffusi oggi dall’Istat.
Riguardo alla forma distributiva, aumenta il valore delle vendite alimentari sia nella Gdo (+4% tendenziale) sia nei piccoli esercizi commerciali dove il carrello della spesa sfiora una crescita di tre punti percentuali (+2,8%): un incremento “record” che non ha precedenti negli ultimi due anni. Continua anche l’inarrestabile ascesa dei discount (+4,6% rispetto a marzo 2015 e +3,4% nel primo trimestre 2016). D’altra parte -evidenzia la Cia- oggi sono quasi 6,5 milioni le famiglie che dichiarano di fare regolarmente la spesa “low-cost” nei discount per risparmiare, mentre solo il 23% continua a guardare alla marca come un elemento decisivo per l’acquisto.
“Se in un anno il valore delle vendite nelle fasi di commercializzazione è aumentato -commenta il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino- purtroppo lo stesso non si può dire per le fasi a monte della filiera agroalimentare. Sono molti i casi in cui le imprese agricole, con i prezzi sui campi crollati ad aprile del 14%, non riescono a coprire i costi di produzione e, quindi, non possono programmare il proprio futuro”. Ecco perché “è necessario mettere in campo tutti gli strumenti e gli sforzi per riequilibrare i rapporti di filiera e garantire più centralità all’agricoltura e al suo ruolo. Un percorso da avviare con urgenza -conclude Scanavino- nella consapevolezza che un’agricoltura più protagonista vuol dire un Made in Italy agroalimentare più forte e competitivo”.